È stato pubblicato nei giorni scorsi da Concord Europe il decimo Rapporto AidWatch con il titolo “Looking to the future, don’t forget the past – aid beyond 2015”. Emerge dalla ricerca come le azioni di aiuto restino ben al di sotto delle ambizioni dell’Unione europea. Nonostante le ripetute promesse, infatti, l’UE nel suo complesso non ha onorato il suo impegno a destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo a titolo di aiuti entro il 2015.
E, ancora più preoccupante, è il fatto che vi è una tendenza emergente nei paesi dell’UE a deviare gli aiuti dallo sviluppo sostenibile ai costi interni associati all’ospitalità di rifugiati e richiedenti asilo. Soltanto quattro dei 28 stati membri – Lussemburgo, Svezia, Danimarca e Regno Unito – hanno raggiunto l’obiettivo dello 0,7%; come gruppo, l’UE si attesta su una media dello 0,42%. I bilanci destinati agli aiuti sono sempre più utilizzati per coprire i costi dell’accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo (Paesi Bassi 145%, Italia 107%, Cipro 65% e Portogallo 38%).
Gli impegni di aiuti allo sviluppo entro paesi dell’Unione europea sono anche a rischio di essere “riconvertiti” in aiuti ambientali per soddisfare le promesse di finanziamento per il cambiamento climatico nelle nazioni più povere; gli impegni di aiuto esistenti potrebbero essere “rietichettati” per qualificarsi come finanziamenti per il clima.
«L’Agenda 2030 richiederà un finanziamento ambizioso da tutti gli attori, e su questo c’è unanimità. Quel che manca però è l’azione concreta della maggior parte della comunità dei donatori verso il mantenimento degli impegni sugli aiuti, dato che come abbiamo visto anche quest’anno l’UE manca l’obiettivo dello 0.7 %. Un obiettivo che va raggiunto entro il 2020, in linea con gli impegni assunti ad Addis Abeba», ha detto il presidente Amy Dodd, Chair di CONCORD AidWatch e direttore di Uk Aid Network.
L’APS dovrebbe essere utilizzato per intensificare la protezione internazionale, affrontare le cause profonde della migrazione forzata e investire in sviluppo. Se continua l’attuale tendenza di utilizzare stanziamenti destinati agli aiuti per ospitare i rifugiati, i principali beneficiari degli aiuti europei in futuro potrebbero paradossalmente essere gli stessi europei.
«Riconosciamo l’urgenza della crisi dei rifugiati in corso, ma restiamo convinti che l’aiuto dovrebbe essere utilizzato per sostenere lo sviluppo dei paesi terzi. Il più poveri del mondo non devono pagare il conto per i costi dell’accoglienza in Europa. L‘aiuto è essenziale per impedire che altre persone debbano fuggire dalle loro case. L’investimento costante nella lotta alla povertà e la disuguaglianza nei paesi in via di sviluppo è in definitiva il modo più sostenibile di affrontare la crisi nel lungo termine», ha detto Jessica Poh-Janrell di CONCORD Svezia.
Jeroen Kwakkenbos di Eurodad ha osservato che «gli aiuti sono efficaci se si abbinano ad una maggiore coerenza delle politiche per lo sviluppo in termini di fiscalità: nel lungo termine, gli aiuti costituiscono solo una parte in un sistema che si trasformerà solo se funzionano tutte le altre parti. Il Programma d’azione di Addis Abeba riconosce l’importanza di sistemi fiscali efficaci, progressivi ed equi in materia di lotta contro la povertà e la disuguaglianza».