Il punto di vista e le richieste della società civile per il Consiglio Europeo e i capi di stato del 15 dicembre: i leader europei non si lascino sfuggire un’occasione per cambiare rotta!
Il 15 e 16 dicembre si terrà l’ultimo Consiglio Europeo dell’anno con le migrazioni al centro delle discussioni. Sembra che l’Ue si compiacerà per il numero di persone che è riuscita a tenere al di fuori delle proprie frontiere, provocando un forte aumento delle morti nel Mediterraneo.
Noi, organizzazioni europee della società civile che promuovono uno sviluppo basato su equità e diritti umani, ci appelliamo ai leader europei affinché tengano fede ai propri obblighi legali e morali. Vogliamo un’Europa che promuova la solidarietà internazionale e i diritti umani di tutti, non un’Europa che costruisca muri. L’Italia deve essere portabandiera di questa solidarietà.
Un anno fa i leader mondiali hanno sottoscritto la nuova Agenda 2030, impegnandosi ad affrontare povertà, disuguaglianze, conflitti e cambiamento climatico, che sono tra le cause delle migrazioni; si sono anche impegnati a facilitare una migrazione sicura, regolare e responsabile, nel pieno rispetto per i diritti umani dei migranti, a prescindere dal loro status; sempre più persone invece sono costrette a fuggire dalle proprie case senza poter contare su percorsi sicuri, come ora ad Aleppo e a Mosul, rischiando poi la vita nel Mediterraneo.
Intanto, la retorica anti-immigrazione delle destre europee genera odio e paura contro rifugiati e migranti, come successo con la Brexit e come accade in vista delle elezioni in Francia e Germania. Il Summit della prossima settimana rappresenta un’opportunità per i leader dell’Ue per cambiare rotta a favore dei diritti umani e della solidarietà: il nostro primo ministro con il Consiglio europeo può scegliere di bloccare gli accordi con i Paesi Africani che mirano a tenere i migranti fuori dall’Europa e rimandarli indietro.
I leader faranno il punto sull’applicazione del Nuovo quadro di partenariato dell’Ue con i paesi terzi, ispirato all’accordo Ue-Turchia. Questo nuovo approccio richiede a paesi quali l’Etiopia, il Niger e il Mali di adottare politiche di controllo delle migrazioni, per la riammissione dei propri cittadini entrati irregolarmente in Europa e delle persone che sono transitate sul loro territorio: concretamente, i rifugiati somali o eritrei potrebbero essere deportati in Etiopia e, da lì, nei loro paesi d’origine, dove rischiano l’arresto o la condanna a morte.
Il rispetto dei diritti umani è dunque a forte rischio. La Commissione minaccia “conseguenze” – sul fronte commerciale e della cooperazione allo sviluppo – per i paesi che non coopereranno. Questa condizionalità è inaccettabile ed è contraria ai più basilari principi della cooperazione allo sviluppo.
Il Consiglio europeo valuterà anche l’efficacia dell’accordo Ue-Turchia, senza considerare come questo paese non sia un paese sicuro per i rifugiati: sembra infatti che le autorità turche abbiano ricacciato migliaia di richiedenti asilo verso la Siria. Per di più, l’accordo è stato proposto anche come misura per prevenire le morti nel Mediterraneo, ma è stato un fallimento totale, considerando che fino a ora ci sono stati 1000 morti in più rispetto allo stesso periodo del 2015.
Inoltre, l’Ue ha recentemente stipulato un accordo con l’Afghanistan per accelerare le riammissioni e i ritorni (forzati) di cittadini afghani. Ma lo stesso Dipartimento per gli Aiuti Umanitari (Echo) della Commissione europea ha allarmato sulla crescente insicurezza nel paese dovuta agli scontri tra forze governative e gruppi armati.
Nonostante ciò, l’Ue ha stretto un accordo per rimandare indietro i richiedenti asilo afgani senza alcuna riserva apparente. Invece di ignorare i diritti umani, l’Ue dovrebbe affrontare le profonde disuguaglianze locali e globali, concentrando gli sforzi sulla costruzione di pace e giustizia. Come associazioni della società civile chiediamo a Gentiloni di far sì che al Consiglio europeo si decida per:
- Maggiore solidarietà tra gli Stati membri: l’Europa deve offrire protezione e opportunità di integrazione a chi ne ha bisogno, senza costringere Grecia e Italia a sostenerne tutto il peso.
- Fermare l’applicazione di accordi con paesi di origine e di transito che abbiano lo scopo di arrestare i flussi migratori, ove questi accordi non garantiscono la sicurezza dei migranti e siano privi di una base legale chiara.
- Istituire canali di migrazione sicuri e regolari per evitare stragi nel Mediterraneo, secondo gli impegni presi con l’Agenda 2030, con particolare attenzione a donne e bambini (specialmente se non accompagnati) e migliorando i canali di riunificazione familiare.
- Creare corridoi umanitari e aumentare gli sforzi per la risoluzione pacifica dei conflitti, fermando le dissennate politiche estere e di sicurezza di alcuni paesi membri dell’Ue.
- Rispettare le convenzioni internazionali sui diritti umani, incluso il diritto all’asilo e alla protezione per le persone in situazione di bisogno, indipendentemente dal loro status giuridico, e garantire che il rimpatrio di ogni migrante irregolare avvenga solo dopo un’adeguata valutazione del suo caso, e sia condotto in modo sicuro e dignitoso.
- Infine i fondi della cooperazione devono essere destinati per sostenere le strategie di lotta alla povertà e non per tenere fuori i migranti e i rifugiati dall’Europa.
(Post scritto da Giulia De Ponte e Andrea Stocchiero, Concord Italia)