a cura di Luca De Fraia*

La discussione verso il nuovo Consenso europeo sullo sviluppo è entrata nelle battute conclusive; l’ambizione delle istituzioni europee è di arrivare all’approvazione da parte di Consiglio e Parlamento entro il mese di maggio e di annunciare l’accordo a giugno, possibilmente in occasione degli European Development Days, il 7 e 8 giugno. Nel mese di febbraio il processo negoziale ha visto due passaggi importanti: la pubblicazione del rapporto del Parlamento Europeo e la presentazione di nuova bozza di Consenso a cura della Presidenza maltese.

Il nuovo testo sembra aver raccogliere parte delle osservazioni che nel corso delle ultime settimane sono state condivise in particolare dalle organizzazioni della società civile, a partire da Concord. Il documento incardina il Consenso su un più robusto insieme di valori, che dovrebbero poi costituire il punto di riferimento per l’applicazione concreta del nuovo framework nei prossimi anni. In particolare, si ritrova in questa sezione introduttiva un riferimento ai principi dell’ownership dei processi di sviluppo e all’agenda dell’efficacia in generale, che costituisce una risposta alle preoccupazioni in merito alla trasformazione della cooperazione allo sviluppo in uno strumento di relazioni internazionali a disposizione dell’EU per tutelare altri interessi, dal commercio alla sicurezza e alle migrazioni.

Le ombre sulla natura dei partneriati che l’Unione intende mettere in campo nei prossimi anni non sono del tutto dissolte. In questo senso, il Consensus rinnova l’intenzione di realizzare delle collaborative partnerships, la cui precisa definizione non si ritrova però nel testo, lasciando dubbi su quali debbano essere i tratti distintivi di questi partneriati. Un aspetto sul quale Concord si è espressa a più riprese per raccomandare che interessi diversi non erodano l’impatto in termini di sviluppo delle attività di cooperazione. In questo senso, un’area di maggiore difficoltà può essere la collaborazione con i Paesi Middle Income, nel caso dei quali il policy dialogue su un portfolio ampio di politiche dovrebbe costituire la premessa per accordi di cooperazione.

Fra le questioni che rimangono aperte si ritrova certamente il tema delle migrazioni, rispetto al quale si chiede di far cadere le condizionalità che possano spingere i Paesi Partner ad assecondare decisioni definite in sede europea e in particolare di adottare strategie in termini di coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; altro passaggio chiave dovrebbe essere il superamento della categoria delle irregular migration per riconoscere che si deve spesso fare i conti con forced migration and displacementes.

A livello nazionale, la discussione sul Consensus si è svolta principalmente nel quadro delle attività del primo gruppo di lavoro del Consiglio nazionale della cooperazione allo sviluppo, dovendo scontare l’assenza di una convocazione in plenaria del Consiglio, che sarebbe stata la sede più opportuna per un dibattito su una politica europea di questa portata. Nell’ambito del lavoro del Gruppo, il MAECI ha condiviso il documento di posizionamento dell’Italia, nel quale sono presenti elementi positivi, come, ad esempio, un approccio più articolato nel caso delle migrazioni, che vengono riconosciute quale elemento strutturale dei processi di sviluppo; altri passaggi possono sollevare maggiori perplessità, come nel caso del ruolo del settore privato. Il Gruppo ha quindi avviato la messa a punto di un documento che raccoglie anche il punto di vista degli altri attori della cooperazione italiana.

*Coordinamento Concord Italia – Actionaid Italia

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