A cura di Elias Gerovasi
Mentre in Italia le ONG sono state sotto i riflettori dei media e della politica per diverse settimane sul caso dei salvataggi di migranti nel Mediterraneo, anche nel Parlamento europeo si sta consumando uno scontro che riguarda le ONG, la loro reputazione e la loro trasparenza. La commissione di controllo dei bilanci sta discutendo un progetto di relazione presentato dall’eurodeputato tedesco del Ppe Markus Pieper, in cui si chiede l’introduzione di paletti per il finanziamento delle organizzazioni non governative – che nel 2015 avrebbero ricevuto 1,2 miliardi di fondi europei – in particolare per quelle che fanno lobbying presso le istituzioni e per quelle che criticano le politiche dell’Unione.
La commissione di controllo dei bilanci aveva sollecitato nel 2016 uno studio sul tema, pubblicato a gennaio con il titolo “Responsabilità democratica e controllo di bilancio delle organizzazioni non governative finanziate dal bilancio dell’Ue”. Lo studio espone alcune critiche – in particolare l’assenza di una definizione univoca di ONG a livello comunitario e la difficoltà di ricostruire il flusso di finanziamenti UE dalle banche dati – e chiude sollecitando le istituzioni europee a promuovere una maggiore trasparenza delle OSC europee che fanno uso di fondi pubblici.
Il report di Pieper parla di opacità e incoerenza dei dati finanziari di alcune ONG e ventila l’ipotesi che «alcuni corpi della Commissione» sfruttino la distribuzione di fondi «per portare avanti la loro agenda politica». Nel draft si chiede l’introduzione di regole armonizzate su trasparenza e monitoraggio dei finanziamenti alle ONG, sulla base delle quali Commissione, Parlamento e Corte dei conti europea possano controllare le attività delle singole organizzazioni.
Le opinioni di Markus Pieper sui finanziamenti delle ONG sono state appoggiate da diversi politici conservatori soprattutto del PPE e in particolare dal primo ministro ungherese Viktor Orbán che nel suo paese sta portando avanti una dichiarata battaglia contro quello che definisce “the NGO business of immigration”. Malgrado le proteste, il Parlamento ungherese ha infatti avviato l’iter parlamentare della controversa proposta di legge contro le ONG che ricevono finanziamenti dall’estero. Chi si oppone alla legge, compresi gli attivisti delle ONG, vede in questi provvedimenti un’ulteriore restrizione alla libertà in un paese in cui il partito al potere controlla già gran parte dei mezzi di informazione.
Sulla bozza di risoluzione di Markus Pieper verdi e socialisti hanno dato battaglia, chiedendo al PPE di ritirare il testo perché ritengono che il testo miri a rendere difficile la vita delle organizzazioni non governative, in particolare quelle che criticano le politiche dell’Unione, e a creare un clima di sospetto su di loro.
In discussione da marzo, la proposta dovrà essere votata dal comitato di controllo di bilancio prima di andare in sessione plenaria del Parlamento. Pochi giorni fa però l’eurodeputato Markus Pieper ha chiesto che il voto venga posticipato di tre mesi.
Secondo i retroscena Pieper vorrebbe far calmare le acque attorno a questo tema che ha visto una forte mobilitazione parlamentare contro Orban che ha portato il 26 aprile scorso la Commissione ad aprire una procedura d’infrazione contro Budapest per la legge sulle università straniere che rischia di far chiudere la Central European University fondata dal filantropo George Soros, una delle iniziative che fanno temere a Bruxelles una deriva autoritaria in Ungheria e che calpesterebbe il diritto europeo, in particolare la libertà d’insegnamento.
Elias Gerovasi – Coordinamento Concord Italia – Mani Tese