a cura di Lorenzo Bianchi Carnevale*

Successivamente al lancio della proposta della Commissione Europea per il prossimo Multiannual Financial Framework 2021-2027 e alla pubblicazione della proposta di Regolamento per il nuovo strumento finanziario Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI), CONCORD Europa ha presentato un documento di analisi e controproposte, ne riprendiamo qui alcune tra le principali:

Agenda 2030, Accordo di Parigi e diritti umani

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e le convenzioni sui diritti umani devono costituire il quadro d’indirizzo per l’intero bilancio dell’UE, comprese le azioni esterne. Questo quadro d’indirizzo deve chiaramente influenzare gli obiettivi, l’attenzione tematica, le partnership e i modi di lavorare in tutte le rubriche, i regolamenti e i programmi. Invece nel regolamento del Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI) il legame non è così evidente negli obiettivi del nuovo strumento, come manca un esplicito impegno sullo sviluppo sostenibile, la lotta contro le ineguaglianze e lo sradicamento della povertà.

Governance

La struttura di governance del futuro Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI) non è delineata, lo stesso Regulatory Scrutiny Board nel suo Impact Assessment Report la definiva non sufficientemente spiegata. In Consiglio ci sarà poi un unico Comitato degli Stati membri che si dovrà occupare di tutte le questioni riguardanti lo strumento unico, mentre dal lato del Parlamento vi è ancora incertezza sul ruolo dei vari Comitati nell’esercizio della funzione di scrutinio. Il rischio è che le istituzioni si concentrino in futuro solo sulle questioni politiche principali e sui programmi più rilevanti, quando invece servirebbe una capacità maggiore di verifica e discussione, anche alla luce dell’aumentata flessibilità di gestione di cui godrà il nuovo strumento unico.

Società civile

Nei suoi obiettivi il nuovo NDICI cita l’impegno a sostenere la società civile, indipendentemente dal consenso dei governi locali come nel caso dei diritti umani, e nei programmi geografici e nell’apposito programma tematico pone tra le priorità la promozione di un ambiente favorevole allo sviluppo della società civile e il ruolo. Una definizione del ruolo della società civile come attore di sviluppo e realizzatore d’interventi viene poi però relegata negli Annessi e manca un chiaro impegno alla consultazione della società civile a livello dei paesi partner, come previsto oggi nel FED.

Il nuovo strumento dovrebbe stabilire un chiaro impegno già nel Regolamento a lavorare nel dialogo e nella collaborazione con la società civile in tutti gli strumenti di azione esterna, attraverso modalità adeguate per la partecipazione alla definizione delle politiche di sviluppo dell’UE e ai programmi e alle operazioni tematiche e geografiche. Dovrebbe inoltre stabilire obiettivi di budget o strumenti specifici per la società civile in tutti i programmi geografici nazionali o regionali, come già oggi accade con la Civil Society Facility dell’ENI e la priorità settoriale dedicata alla società civile nei programmi indicativi nazionali per i paesi ACP.

I benchmark: gender, sviluppo umano, clima e ambiente.

 Il Regolamento del NDICI rappresenta un arretramento sulla priorità dell’eguaglianza di genere rispetto agli strumenti oggi esistenti. Diritti delle donne, violenza di genere e rafforzamento economico delle donne sono citati rapidamente negli Annessi e si riduce l’impegno a un gender mainstreaming nel NDICI, senza però dare indicazioni sulla sua applicazione. Dal punto di vista dei fondi il Regolamento include il gender all’interno dell’esistente obiettivo per lo sviluppo umano (benchmark 20%), di fatto riducendo i fondi sia per il gender sia per lo sviluppo umano, in contraddizione con il Gender Action Plan II e gli impegni presi nello European Consensus for Development. Considerando la rilevanza del gender come tema trasversale ed in linea con gli impegni europei, il Regolamento dovrebbe avere un benchmark del 85% per programmi che abbiano il gender tra gli obiettivi principali o quantomeno significativi, e all’interno di questo benchmark un 20% dedicato ad azioni mirate.

Il benchmark del 20% per lo sviluppo umano e l’inclusione sociale (salute, educazione e protezione sociale) dovrebbe restare tale anche con lo scorporo del gender, in continuità con quanto già oggi previsto dal Development Cooperation Instrument e dal Global Public Goods and Challenges, ed in linea con il Consensus.

Il benchmark per il clima e l’ambiente dovrebbe essere portato dal 25% al 50% e realizzato attraverso la combinazione di azioni mirate e un approccio mainstreaming. Le evoluzioni in corso a livello globale sul fronte del cambiamento climatico stanno accelerando, imponendo un cambio di passo rispetto agli sforzi già oggi in corso e un impegno maggiore.

La versione integrale del documento di CONCORD è disponibile al link

Verso uno slittamento a fine 2019

Il Consiglio europeo dello scorso 13 e 14 dicembre ha preso atto dei progressi nei negoziati sul bilancio pluriennale portati avanti dalla presidenza di turno austriaca e ha esortato la prossima presidenza della Romania a portare avanti il lavoro in vista del raggiungimento di un accordo nell’autunno 2019. Viene di fatto già esclusa la possibilità che venga trovato un accordo sul bilancio entro le elezioni europee di maggio, come finora richiesto dalla Commissione e dal Parlamento Ue.

*Coordinamento Concord Italia/Coopi

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